ACEA ATO 2: 80 famiglie senz’acqua a Torvajanica per 10 giorni!

Parte la “campagna” di distacchi Acea. A Torvajanica due donne invalide lasciate senza un goccio d’acqua. Sale la tensione sociale.

Si preannuncia un’estate rovente e a secco sul litorale. Acea Ato2 ha lanciato la “campagna” dei distacchi idrica. Il nuovo gestore colpisce ancora: hanno interrotto la fornitura a un condominio di Torvaianica. Da lunedì 4 giugno sino ancora a tutto l’11. Sono tante le storie di preoccupazione che si potrebbero raccontare, come quella di una condomina invalida al 100% che vive con la nipote anch’essa invalida in condizioni di estremo disagio fisco e sociale, per la mancanza di igiene che soltanto l’acqua può garantire. Sono varie le segnalazioni di questi casi. Proprio a Pomezia migliaia di cittadini si stanno mobilitando contestando alla radice il subentro, le modalità operative e i rincari del 50% per il 2017 e del 60% per il 2017 applicati da Acea Ato 2, che dall’anno scorso gestisce il servizio idrico nel territorio pometino. Verosimilmente, la località rivierasca potrebbe ritrovarsi ad affrontare la bella stagione con questo mina vagante dei distacchi idrici. Molti villeggianti potrebbero trovare una pessima sorpresa: rubinetti e docce a secco.

LA LEGGE OBBLIGA A NON TOGLIERE TUTTO IL FLUSSO PER LE FAMIGLIE IN CONDIZIONI DISAGIATE

«La legge dice che il Gestore così non può fare», avverte l’avvocato Daniele Autieri. «In sostanza, dev’essere garantito un quantitativo minimo vitale giornaliero di 50 litri a persona, anche in caso di morosità, per gli utenti che versano in stato “di disagio economico sociale” e di “disagio fisico”. Lo stabilisce il decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 29 agosto 2016 (“Disposizioni in materia di contenimento della morosità nel S.I.I.”)», precisa l’avvocato Autieri. «Una recente sentenza della giurisprudenza di merito ha ribadito che un minimo di flusso va lasciato anche in caso di condomini morosi nei confronti del Condominio». Insomma, staccare l’acqua brutalmente e al 100% è «una condotta abusiva, vessatoria e illegittima se non vi sono i requisiti di legge– taglia corto il legale -. Lo dice pure l’Autorità garante dei servizi idrici (ARERA). Inoltre, secondo le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità vanno garantiti almeno 40 litri al giorno pro capite, per assicurare condizioni igienico sanitarie decenti».

IL NODO DEI RINCARI

Ci domandiamo – chiede l’avv. Autieri – se Acea Ato 2 conosca la normativa e quello che hanno deciso i giudici nazionali e l’OMS oppure no e se effettivamente abbia letto i reclami e verificato le condizioni economiche degli utenti che stanno chiedendo rateizzazioni. Fermo restando che il problema è alla base, nelle modalità di applicazione delle tariffe: Acea infatti le calcola secondo un sistema sui “consumi presunti pro die” bocciato dalla stessa Corte di Cassazione e che in pratica si risolve in bollette gonfiate secondo criteri che nessuno capisce, tranne forse solo Acea. Inoltre ci chiediamo se Acea sa che “l’acqua rappresenta un bene essenziale necessario per la sopravvivenza e che la sospensione dell’erogazione costituisce una violazione del diritto alla salute costituzionalmente garantito”, come affermano diverse sentenze di vari Tribunali italiani». Di fronte a tutto ciò, da Pomezia stanno partendo due azioni legali: «Stiamo continuando a raccogliere le adesioni con tutti i dati per l’esposto penale che presenteremo alla Procura della Repubblica, ma pure le adesioni alla class action che stiano preparando e con cui chiederemo il risarcimento del maggior danno per pratiche commerciali scorrette», conclude il legale che sta assistendo moltissimi utenti colpiti da fatture spropositate e distacchi coi colleghi Falco e Centuducati.

RIVOLTA IN CORSO; ESPOSTO PENALE E CLASS ACTION

Sono circa 10mila i cittadini coinvolti nelle azioni anche legali messe in campo, con oltre 450 condomìni e vari commercianti. Staccare l’acqua è una prassi ancora più assurda se pensiamo a quanto accade, per legge, con tutti gli altri beni. Ad esempio, se una persona deve avere dei soldi da un altro soggetto, non può affatto andare lì e strappargli via il portafoglio o bloccargli da solo il conto in banca. Deve prima farsi riconoscere il credito dal giudice, ottenere quindi il decreto ingiuntivo e dopo, solamente dopo può arrivare all’esecuzione forzata con il pignoramento. Nel caso dell’acqua, bene primario e vitale per eccellenza, qualcuno invece fa il far west.

Autore: Francesco Buda (il giornale Il Caffè di Pomezia ed Ardea)

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